Laboratorio coordinato da Annalisa Decarli

Partiremo dal racconto Bartleby, lo scrivano di Melville, il cui protagonista, lo scrivano mite chiuso nel proprio immobilismo, declina l’invito a fare qualsiasi cosa gli venga legittimamente richiesta, e ripete all’infinito, con pacatezza inespressiva, il leitmotiv “preferirei di no”. Rifuggendo le regole dello scambio, Bartleby si rende imperscrutabile, inadatto alla vita sociale, e sarà infatti relegato in manicomio…

Ciò che rende Bartleby incomprensibile alla logica dell’“uomo etico”, rappresentato nel racconto dalla mediocre normalità borghese dell’avvocato presso cui lavora, è l’assoluta consapevolezza dell’accidentalità dell’“esserci” – per dirla con Heidegger.

Leggendo nel leitmotiv “I would prefer not to” la formula della potenza pura, Agamben lo assume quale algoritmo capace di emancipare il “possibile” da ogni ragione. Può tale prospettiva riaccendere la speranza attraverso “Quel poco di verità” che riusciamo faticosamente a ri-significare? Il saggio di Deleuze e Agamben, Bartebly. La formula della creazione (Quodlibet, 1993) sarà consigliato quale riferimento teorico.