Giovedì 12 novembre 2015 l’Agenda del “Piccolo” ci ha dedicato un grande articolo dal titolo Esercizi per un pensiero che sia davvero critico. Tutti a scuola di filosofia, in occasione della presentazione in libreria.

Lo riportiamo per intero:

“Mettersi in gioco, esercizi per un pensiero critico”: è questo il titolo che racchiude il nuovo programma di corsi e laboratori della Scuola di filosofia di Trieste, organizzata dal Laboratorio di filosofia contemporanea diretto da Pier Aldo Rovatti. Il programma sarà presentato domani alle 18, alla libreria Dedalus di via Torrebianca 21. Le attività, aperte a tutti previa iscrizione, si svolgeranno nei weekend tra gennaio e maggio, a settimane alterne, alla direzione del Dipartimento di salute mentale al parco di San Giovanni. Si parlerà di Marx, Nietzsche, di pensiero debole, pericolosità sociale, scrittura, ripercorrendo alcuni momenti della storia del pensiero e snodi problematici che attraversano la nostra attualità.

«Quest’anno – spiega Pier Aldo Rovatti – si è voluta fare un’opera di compattamento dei corsi, pochi, ma più lunghi. Rispondiamo anche a una sete diffusa di poter rimettere in gioco la propria capacità di pensiero critico». Mario Colucci e Ilaria Papandrea affronteranno “Il concetto di pericolosità”, dalla genealogia dell’idea di individuo pericoloso nel discorso medico e giudiziario del secolo XIX sino all’attuale diffusione dell’idea di rischio sociale nel pensiero politico. Il corso vede la partecipazione di Andrea Muni. “Da vuoto a vuoto. Il gioco della scrittura” è invece il titolo del percorso proposto da Giovanna Gallio con la collaborazione di Sergia Adamo. Verrà esaminato il rapporto tra biografia e scrittura, in particolare le strategie epistolari di Kleist, Dickinson e Kafka, partendo dalle domande “Che cos’è la letteratura?” e “Che cos’è un autore?”, indagando il rapporto tra lo scrivere come messa in gioco radicale ed esperienza della vita malata e tra la “morte dell’autore” e la costruzione del legame sociale mediante la scrittura.

Raoul Kirchmayr, con “Marx in gioco”, indagherà invece se sia possibile rimettere in gioco alcuni concetti di Marx, come quelli di “soggetto” e di “crisi”, attraverso la lettura e la discussione di testi archiviati come classici, ma quasi del tutto dimenticati. Pier Aldo Rovatti ripercorrerà la storia del “Pensiero debole”, il contesto da cui è nata questa proposta filosofica e i problemi che ha sollevato, evidenziando i temi del paradosso e del gioco. Il corso vedrà la collaborazione di Tiziano Possamai. Massimilano Roveretto, con la partecipazione di Stefano Tieri, si dedicherà invece a “Un pensiero che non tiene. Il caso Nietzsche”, mediante l’identificazione del pensiero di Nietzsche con il compimento della metafisica. E Damiano Cantone affronterà la “Suspense cinematografica”, svelando come non sia un semplice paradigma narrativo, ma abbia implicazioni teoriche importanti per la definizione della soggettività e per la critica dei nostri schemi abituali di interpretazione.

E anche sul web le informazioni cominciano a diffondersi: Trieste All News ne ha parlato sul loro sito e su Facebook. Ecco un estratto:

Un’ iniziativa che ha avuto il suo primo atto di nascita ormai 10 anni fa con l’istituzione a Trieste di un “Laboratorio di filosofia contemporanea”: perché l’interesse verso la filosofia è così diffuso e al tempo stesso perché non trova la possibilità di esprimersi pienamente nell’ambito dell’insegnamento istituzionale?

Cercare di dare ascolto a queste esigenze ha significato per gli organizzatori interrogarsi sul senso del fare filosofia e sulla possibilità di aprire nuovi spazi al di fuori dai circuiti già esistenti.
Così, nel 2013, è stato messo in opera un progetto di “Scuola” completamente autonomo e aperto a tutti, studenti, operatori in vari settori e anche insegnanti.

La terza edizione affronterà il tema “Mettersi in gioco”. Il sottotitolo: “Esercizi per un pensiero critico”, fornisce un’idea di come i promotori vogliano insistere sul carattere civile e pubblico della filosofia e sull’esigenza di considerarla uno strumento critico non limitato specialisticamente ma fruibile da tutti coloro che vogliono allargare la propria prospettiva di pensiero, qualunque sia l’attività svolta nell’ambito sociale.

Si tratta di un’iniziativa rivolta all’intera cittadinanza, provvista di un linguaggio non tecnico in senso stretto e dunque ampiamente comprensibile, centrata su un insegnamento non frontale, sempre seminariale e dialogico, mirante alla socializzazione dei partecipanti e alla creazione di una coscienza critica. Una filosofia, quindi, aperta agli altri saperi, alle scienze sociali e a quelle legate al concetto di vita, di salute e di salute mentale.

Una “Scuola” che ha avuto un’adesione elevata (mediamente cento richiedenti ogni anno), ha richiamato partecipanti dall’intera Regione (e anche da altre regioni), ha mantenuto un alto livello di partecipazione attiva ai seminari e ai laboratori (inclusa la produzione di testi ed elaborati individuali e di gruppo), ha riscontrato provenienze culturali molto differenziate e una diffusa esigenza da parte dei corsisti di reiterare l’esperienza fatta.