Potrebbe apparire contraddittorio focalizzare l’attenzione sulla memoria nel momento in cui si decide di parlare di abitare il presente. Sembra ovvio che la memoria riguardi il passato. Ma cosa significa abitare il presente? È questo il punto problematico della questione, poiché queste parole, che potrebbero suonare anche come un’esortazione o un auspicio, implicano che questo presente possa essere o sia disabitato. Chi parla, chi racconta e, quindi e ancora di più, chi agisce? Se il presente è un presente di conflitto e, per estensione, di guerra non ci possiamo sottrarre alla suggestione di scoprirne cause, effetti e implicazioni. Ma dove ricerchiamo questi presidi contro l’angoscia? La tesi di fondo che il laboratorio vuole esplorare e mettere alla prova è che la guerra non sia mai finita, anche e soprattutto la seconda guerra mondiale. Lo scenario soggettivo e storico in cui siamo immersi apparirebbe allora come la continuazione del trauma della violenza in altri modi. Il senso di questa violenza, che si perpetua nella ripetizione, attraversa i figli e i figli dei figli. Da questo punto di vista non è sufficiente, anche se assolutamente necessario, centrare l’attenzione sui traumi ai quali sottoponiamo gli altri, migranti di prima o seconda classe, e nemici veri o presunti. Il primo nostro nemico siamo noi stessi , ma nella forma alienata di un altro irriconoscibile e incriptato nelle nostre routine di pensiero ed emotive che si snodano senza sosta tra oblio e memoria.

 

Nicole Loraux, La città divisa. L’oblio nella memoria di Atene, Neri Pozza 2006.

Alessandro Di Grazia
Alessandro Di Grazia

si è laureatxo in Filosofia Contemporanea presso l’Università di Trieste con Pier Aldo Rovatti. Ha conseguito il Diploma di Master di secondo livello in Consulenza filosofica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Fa parte del Laboratorio di filosofia contemporanea e della redazione di “aut aut”.